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trascendentale della libertà.
Armando Rigobello ha scritto che il recupero dell altro e la
fondazione dell intersoggettività in Kant avvengono in sede morale sotto
forma di rispetto 21, in connessione quindi con il concetto di persona.
L imperativo categorico ha la sua misura nel rispetto. Il rispetto è
limite ed insieme sentimento, un sentimento non patologico tuttavia, un
sentimento razionale da non confondersi con la simpatia. Secondo Ricouer
21
A. Rigobello, Persona e comunità di persone in Kant, in A. Fabris e L. Baccelli (a cura di), A partire
da Kant. L eredità della «Critica della ragion pratica», Franco Angeli, Milano 1989, p. 42.
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la morale kantiana non è solo formale, poiché il rispetto presuppone un
contenuto: la dignità della persona22.
Pertanto, contro la comune impostazione di alcuni critici che
avrebbero segnato Kant come il filosofo difensore dell'individuo e
dell'individualismo, quale rappresentazione dell'ideologia borghese,
bisognerebbe opporre la concezione secondo la quale Kant penserebbe non
all'uomo-individuo, ma a tutta l'umanità, ad una coscienza tutta tesa al
problema dell'altro.
La ragione pura pratica è principalmente orientata anche se
implicitamente all'eticità esplicantesi alla maniera di un'idealizzazione
obiettivante dell'altra persona. Kant è stato il primo filosofo ad essersi
posto oltre il suo tempo con la sua rivoluzione filosofica a vantaggio della
soggettività e l'aspetto morale gli è servito a considerare fondamentalmente
la questione dell'io, dell'altra persona e di Dio 23.
Già a partire dalla Fondazione della metafisica dei costumi, l'altro
non va inteso come oggetto di simpatia , di inclinazione , ma come
essere del dovere, ossia un «dover-essere» senza condizioni e risultati. Un
dover-essere (Sollen) che si esplica grazie alla volontà nella sua
costituzione soggettiva. La massima espressione del dover-essere, che è
22
P. Ricoeur, Finitudine e colpa, ed. it. a cura di V. Melchiorre, Il Mulino, Bologna, 1970, pp. 123-161.
Cfr. Id. Studi di fenomenologia, a cura di C. Liberti, Sartino, Messina, 1979, pp. 339-369.
23
L. De Blasi, Kant e il problema della teologia. La filosofia trascendentale come condizione
dell oltrepassamento, in Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea] anno 6 (2004) [inserito il
20 febbraio 2004] disponibile su World Wide Web: http://mondodomani.org/dialegesthai/. p. 3.
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alla base dell'Imperativo categorico, non implica dipendenza dal
«desiderare», da «inclinazioni» e soprattutto da «interesse». Trattare l'altro
uomo giammai come mezzo, ma come fine , significa che la morale ha il
compito di aprire la strada verso l altro come fine della volontà e come
compito per la mia responsabilità.
Agisci in modo da trattare l umanità, così come nella tua
persona come nella persona di ogni altro, sempre insieme
come fine, mai semplicemente come mezzo (FMC p. 91).
La seconda formula dell'imperativo categorico nella Fondazione
della metafisica dei costumi ripropone un'umanità fondata sulla mia
persona e sulla persona dell'altro da trattare sempre come fine. In
particolare, attribuisce assoluta e pari dignità alla tua persona quanto nella
persona di ogni altro. Alla domanda: Quali sono i fini che sono al tempo
stesso dei doveri? Kant risponde: la propria perfezione, la felicità altrui
(MC p. 235). La felicità dell'altro sottende soprattutto la coscienza
individuale, nel senso che il mio io più puro non può non rispettare l'altro.
L etica kantiana non è dunque formalismo puro perché l imperativo
trova nella dignità della persona (la propria e l altrui) una precisa e
determinata misura.
Nella Metafisica dei costumi Kant scrive:
Grazie al principio dell amore reciproco gli uomini sono
destinati ad avvicinarsi l un l altro continuamente, e grazie al
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rispetto, che essi si debbono vicendevolmente, a tenersi a una
certa distanza l uno dall altro (MC p. 316).
L etica del rispetto della e per la legge (etica del dovere) si deve
aprire e confrontare con una etica comunitaria che oltrepassando la legge
diviene etica del rispetto della persona e costituzione (donazione di senso)
della intersoggettività 24.
24
E. Baccarini, Dovere e responsabilità. Modelli di fondazione trascendentale dell etica, in A. Fabris e L.
Baccelli (a cura di), A partire da Kant, cit. p. 129.
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Capitolo secondo
Kant e il primato della ragion pratica
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1. La fondazione trascendentale dell etica
Ciò a cui principalmente si mira nella suddivisione di questa
scienza è la radicale esclusione di ogni concetto che contenga
in sé qualcosa di empirico, ossia la completa purezza della
conoscenza a priori. Quindi, pur essendo i supremi principi
della moralità ed i relativi concetti fondamentali
conoscenze a priori, non rientrano tuttavia nella filosofia
trascendentale perché essi, pur non ponendo alla base dei loro
precetti morali i concetti del piacere e del dolore, dei desideri
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